La gara (approccio alla competizione) va considerata come forma d’apprendimento e mezzo per progredire. Deve essere sorgente di motivazione per il bambino, qualunque sia il suo livello. Va vista come preparazione per il futuro. Si tratta di sviluppare il piacere allo sport, rafforzare l’attrattiva del judo, preparare una carriera sportiva o posare la “prima pietra” di un benessere fisico e psichico. In queste occasioni, l’allenatore adotta un ruolo attivo ed educativo, conforme agli obiettivi perseguiti in materia di formazione. A questo titolo, l’allenatore può rivestire anche altri ruoli: organizzatore, direttore di gara, arbitro, ecc… La frequenza delle gare è adattata al programma d’allenamento (d’insegnamento). Inoltre tiene conto della motivazione del bambino, dei suoi progressi, della necessità di rafforzare certe acquisizioni. Ogni regola, ogni decisione che concerne l’organizzazione della gara deve tener conto delle particolarità e dei bisogni dei bambini. Ogni bambino si deve poter misurare ad altri, più volte, durante la manifestazione. La competizione non si conclude con un titolo di campione. È preferibile, a questa età, parlare di successo o di vittoria, invece che di titoli. La gara deve rivestire un carattere amichevole, a livello locale o regionale. È importante evitare ogni pressione esterna (smisurata ed inutile). Genitore e accompagnatori devono pensare che se il “suo” “vince” si tratta pur sempre di un incontro che deve educare a capire e far meglio la prossima volta. Il peso, la delusione per chi perde, è molto pesante, cerchiamo di gioire con modestia ed esplodere in privato! Ogni bambino riceve una ricompensa al termine della gara. La durata di ogni gara, dall’arrivo alla partenza del bambino, non deve superare le 2 ore, in modo da evitare ogni effetto di saturazione e mantenere l’interesse dei suoi “accompagnatori/sostenitori”. Il comitato ATJB |